sabato 23 gennaio 2010

ACLE


Ritorno ora da un corso di formazione a Desenzano organizzato dall’Acle http://www.acle.it/:

"L'Associazione Culturale Linguistica Educational ACLE ha riassunto nell'acronimo R.E.A.L. (Rational Emotional Affective Learning ) l'impianto teorico che colora tutte le sue attivita' . E' il coinvolgimento affettivo, emotivo e razionale che crea la volonta' di apprendere e fissa i concetti nella memoria a lungo termine. Questo approccio olistico ha il grande vantaggio di motivare il discente e di creare sinergie tra lui e il docente.
L'ACLE ha ottenuto il 21 giugno 2006 dal Ministero Della Pubblica Istruzione MPI l'accreditamento come previsto dal D.M. n°177/2000 per la formazione docenti.
L'ACLE propone un tipo di Vacanza Studio in lingua inglese. Da 25 anni propone summer camps (vacanza residenziale ) e 15 anni city camps (vacanza nella tua citta') con tutors madrelingua formati secondo il proprio fondamento pedagogico.
ACLE collabora con il gruppo editoriale Editrice La Scuola, Modern Languages e La Spiga Languages, che ha pubblicato, materiale didattico appositamente concepito a supporto delle sue proposte per il P.O.F.: Theatrino, English Day, English School Camps.”

E’ sempre un’esperienza che entusiasma e ridona energia e ritengo importante proporla ai nostri studenti. Ci sono tutor di madre lingua inglese, sono animatori entusiasti preparati ad insegnare la lingua inglese in modo veramente coinvolgente e trascinante. E’ ancora il “learning by doing” che qui sollecita l’apprendimento tramite attività ludiche che sanno coniugare la dimensione intellettiva con la dimensione corporea. Gli insegnanti possono sperimentare queste modalità ed apprendere un nuovo modo di fare didattica. Per chi è interessato c’è la possibilità di organizzare in estate settimane di full immersion per i propri studenti nel proprio comune di residenza ed è un’esperienza di forte rilevanza umana, non solo didattica, sia per gli alunni, sia per il camp director, sia per le famiglie.
E’ stata una giornata intensa ma molto piacevole, in un clima veramente caldo e familiare con una organizzazione impeccabile.

4 commenti:

  1. Cara Giovanna, sono anni che nella mia scuola quando organizziamo lo spettacolo teatrale in lingua inglese ci rivolgiamo con soddisfazione a questa associazione di Sanremo. Arrivano ragazzi molto giovani, da ogni parte del mondo anglofono (ciò a discapito di una pronuncia oxfordiana, ma poco importa) molto motivati ad interagire in chiave ludica e emozionale con i nostri bambini. Mia figlia questa estate, in seconda elementare, ha invece partecipato al city camp organizzato dalla sua scuola durante le prime settimane di settembre, prima di ricominciare la scuola. Per lei è stata un'esperienza esaltante: vivere intere giornate con un tutor madrelingua in grado di parlare solo inglese, partecipando ad attività altamente coinvolgenti all'interno di piccoli gruppi(gioco, drammatizzazione, pittura, canto...). A chi le chiedeva come fosse diceva che era un po' come frequentare l'oratorio feriale, ma in inglese. Da mamma: i tutor son veramente giovani e qualcuno tra i genitori era un po' perplesso: saranno in grado di gestire la cosa? Io ho trovato molta serietà in questi ragazzi, supportata dall'organizzazione e dalla presenza nella scuola di due insegnanti italiane per gestire le emergenze. Molto interessante per le famiglie che hanno spezio e disponibilità è l'occasione di ospitare i tutor nella loro casa: occaione di rispolverare l'inglese e di far vivere ai propri figli un'esperienza di scambio culturale (ospitare i tutor dà inoltre diritto a uno sconto sulla quota ). Unica nota negativa: il costo. Per due settimane, dalle 8 alle 16, si aggira se non ricordo male sui 400 euro. Ciò nonostante le richieste sono state tantissime. Ovviamente non tutte le famiglie se lo possono permettere e da insegnante mi sono chiesta se sia giusto che la scuola di tutti organizzi questa attività, senza che poi tutti abbiano la reale possibilità di partecipare. è anche vero che le famiglie possono mettere delle priorità nei propri bilanci, ma in tempo di crisi è tutto molto più difficile.

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  2. Grazie del tuo commento.Ho partecipato al corso proprio perchè intendo organizzare un city camp, cosa che volevo fare l'anno scorso ma sono stata preceduta da un signore esterno alla scuola e se non fosse stato per gli animatori, sarebbe stato un fiasco completo, vista l'organiozzazione scadente e la sua assenza.
    Quest'anno, sollecitata dai genitori, ho deciso di riproporre il camp ed ho già preso contatti anche con l'Amministrazione Comunale per vedere se in qualche modo si possono abbassare i costi
    190 euro = 1 settimana. Vedremo anche altre modalità e collaborazioni, del resto sono abituata a questo genere di cose. MI sembra un'esperienza davvero valida e ho intenzione di invitare anche le docenti di inglese a passare qualche ora nel camp, per conoscere questa didattica che alcune ignorano completamente e insegnano la lingua viva come se fosse morta.
    Io non vedo il problema sul fatto che la scuola pubblica si occupi di corsi a pagamento. Si tratta di un ampliamento dell'offerta formativa, che può far molto comodo a chi non può mandare i figli all'estero o a chi andrà alle superiori, intendo coinvolgere infatti tutto l'istituto comprensivo.
    La mia idea di scuola è quella in cui al mattino ci sono le "lezioni" e al pomeriggio, in raccordo con le varie agenzie presenti sul territorio, si fanno attività sportive o corsi vari tenuti da esperti, anche a pagamento o con il patrocinio del Comune. Non si può pensare che l'insegnante sia in grado di fare tutto, certe attività le fanno meglio gli esperti. Si tratta però di stipulare dei patti educativi con obiettivi condivisi, forse si riuscirebbe a dare ai nostri figli un modello educativo unitario, non più modelli , tante volte in contrapposizione, difficili poi da gestire ( es.: insulti e competizioni accanite).
    Forse è un'utopia ma ogni giorno tocco con mano la frammentazione dei miei alunni, sollecitati da idee di educazione diverse che faticano a trovare valori con cui identificarsi o da accogliere come propri.
    Per il camp decideranno le famiglie, la scuola offre un'opportunità e la garanzia di qualità, chi vorrà/potrà aderire a mio avviso non resterà deluso.

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  3. Sono d'accordo con te sul fatto che l'esperienza sia molto valida e che la scuola debba fornire ampliamenti dell'offerta formativa, magari a anche a pagamento: il fatto che se ne occupi la scuola dovrebbe infatti essere garanzia di serietà e di attenzione. La stessa esperienza di cui hai parlato lo testimonia: la scuola abituata alla gestione di tali attività sarebbe senz'altro meglio di un privato, magari interessato al profitto (questo non so). Il mio dubbio è relativo al fatto che per quanto valida sia l'offerta, ci sono sempre famiglie che non possono permettersi di affrontare la spesa. Visto che la scuola utilizza anche fondi pubblici per pagare l'esperienza (pensa ai bidelli, alle insegnanti eventualmente incentivate...)mi chiedo se non sarebbe corretto prevedere forme di sussidio per le famiglie in difficoltà. Sarà che negli ultimi anni sono sempre di più le famiglie che non manderebbero i figli in gita se non intervenisse il cosiglio d'istituto a coprire le quote. Lo stesso problema ce lo siamo posti nella mia scuola per la certificazione delle competenze in lingua inglese: corso a pagamento usando le strutture della scuola e successivo esame a pagamento: mi sembra giusto prevedere anche qui delle forme di aiuto per quei bambini eventualmente meritevoli, ma le cui famiglie non possono affrontare la spesa. é comunque un discorso lungo e complesso, anche perchè si aprirebbe il problema di individuare chi ha veramente bisogno. Conosco famiglie che con il buono della dote scuola in cartoleria hanno comprato il nintendo DS. e poi le famiglie devono comunque darsi delle priorità. ti resta sempre un po' di amaro in bocca quando non si trovano i soldi per la gita, ma si trovano per l'ultimo ritrovato tecnologico, per la macchina superaccessoriata, per... I bambini potrebbero in un'occasione come questa essere educati al risparmio, alla rinuncia per qualcosa di valore. Ma a fronte di chi preferisce investire in altro modo i propri soldi, c'è sempre chi davvero non ci arriva. e allora penso che la scuola non dovrebbe astenersi dal proporre iniziative a pagamento, ma intervenire perchè queste non diventino discriminatorie. Ripeto il mio è un dubbio di difficile soluzione: sono contenta e soddisfatta dell'esperienza che ha vissuto mia figlia e sono grata a chi l'ha organizzata, ma ho anche sentito bambini che sarebbero andati volentieri e non lo hanno potuto fare (alcuni per scelte dei genitori, altri per reale impossibilità: cassa integrazione, mutuo da pagare...)ed è brutto quando l'iniziativa è della scuola.
    Per te che ti accingi a viverla penso sarà un'esperienza interessante e formativa.

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  4. In questo progetto non ci sono spese per la scuola perchè gli insegnanti vengono ricompensati dall'Acle in base al numero degli iscritti e anche la scuola riceve un contributo per la pulizia dei locali. Non si usano fondi pubblici ma sono le famiglie a sostenere i costi come per i vari corsi di nuoto, pallavolo, centri aggregazione, campi estivi... ecc. Anche nella mia scuola ci siamo posti il problema delle famiglie in difficoltà perchè molti bambini non hanno il materiale scolastico e provvediamo personalmente noi insegnanti o con i contributi per il diritto allo studio. Abbiamo anche un comitato genitori che attua iniziative e devolve il ricavato alla scuola. Per responsabilizzare gli alunni più grandi inoltre, in previsione della gita, si invitano a portare a scuola dei piccoli contributi invece di comprare le caramelle e nella loro cassettina personale, euro dopo euro, si accumula buona parte della somma, che per scelta del consiglio di circolo è in genere contenuta. Il comune inoltre ci offre l'autobus gratuitamente e questo abbassa la quota per tutte le famiglie. Con l'autonomia della scuola e il taglio di fondi pubblici penso dovremo andare verso forme di autofinanziamento perchè quest'anno nel mio istituto per esempio, oltre a non avere i soldi per pagare gli stipendi dei supplenti e le ore straordinarie dei docenti, non abbiamo nemmeno i fondi per comprare materiale di cancelleria.
    Poi, come al solito si tratta di fare delle scelte e a volte dei sacrifici, parola desueta che risale alla mia infanzia dove ci si poteva permettere un paio di scarpe nuove all'anno e i vestiti si passavano fra fratelli e cugini,la priorità era la costruzione di una casa e far studiare i figli e di questo ringrazio i miei genitori che mi hanno insegnato i veri valori della vita.

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